D-house, laboratorio urbano utilizza la stampa 3D per i brand del lusso
Un recente studio dell’associazione AMGTA (Additive Manufacturer Green Trade Association), condotto in Italia in collaborazione con Dyloan Bond Factory e Stratasys, ha messo in luce che l’utilizzo della stampa 3D nei settori Fashion e Lusso potrebbe portare a considerevoli risparmi di tempo e risorse per le aziende. L’AMGTA, impegnata a valorizzare l’aspetto sostenibile dell’additive manufacturing, ha voluto porre l’accento sulla maggiore sostenibilità di alcuni processi di produzione additiva nell’ambito della moda e del design di lusso, rispetto ai metodi tradizionali.
Per approfondire l’argomento e comprendere meglio come viene utilizzato oggi l’additive manufacturing per il settore lusso e quali possono essere gli sviluppi futuri della tecnologia, abbiamo intervistato Loreto Di Rienzo, R&D Director di D-house laboratorio urbano & Gruppo Pattern (gruppo di cui fa parte anche Dyloan Bond Factory). Con sede a Milano, D-house laboratorio urbano, si occupa dal 2020 di Ricerca e Sviluppo nei settori Fashion, Design e Automotive, studiando e incentivando le applicazioni della stampa 3D in questi mercati.
3DN: Ciao! Puoi presentarti e raccontarci come hai conosciuto la stampa 3D?
Ciao! Sono Loreto Di Rienzo, R&D Director di D-house laboratorio urbano & Gruppo Pattern e nel mio lavoro mi occupo di innovazione nell’ambito della moda. Essendo una persona sensibile e interessata alle nuove tecnologie, ho seguito fin dalla nascita della stampa 3D l’evoluzione di questa tecnologia e la sua eventuale applicazione nel mondo della moda. In questo percorso, verso il 2017 mi sono imbattuto nella tecnologia 3DFashion™ di Stratasys che permette di stampare in 3D direttamente su tessuto (con il cosiddetto processo Direct to Garment) e ho cominciato a capire che questa tecnologia poteva essere utile nel settore. Da lì è cominciata tutta una fase di interesse di sperimentazione.
3DN: Quando nasce il D-house laboratorio urbano e qual è la sua missione?
D-house è un’idea nata anni fa. Avendo sempre lavorato nel mondo dell’abbigliamento, nella fase di divulgazione dell’applicazione delle tecnologie abbiamo sempre cercato di fare percorsi alternativi a quelli standard, in bilico tra il mondo della moda e della tecnologia. Abbiamo avuto sempre uno showroom a Milano, dove venivano i clienti, ma con un ruolo prettamente passivo. Abbiamo quindi iniziato a pensare ad uno spazio dove far interagire la creatività, la tecnologia, il know-how: tutti elementi fondamentali per ottenere un prodotto. Nel 2019 abbiamo messo in piedi l’idea di fare un laboratorio urbano messo a disposizione dei produttori di tecnologia e dei designer come punto d’incontro per iniziare a sviluppare a percorrere alcune strade per ottenere nuovi prodotti e processi. Così, a gennaio 2020, è nato D-house, il Laboratorio Urbano dove si modella il futuro sostenibile dei settori Fashion, Design e Automotive attraverso progetti di ricerca, eventi e corsi di formazione.
3DN: In che modo D-house utilizza l’additive manufacturing?
In D-house amiamo sperimentare e testare le applicazioni delle nuove tecnologie: l’additive manufacturing è una di queste. Abbiamo iniziato con le decorazioni dei tessuti sperimentando diversi materiali, per poi percorrere delle strade dove la produzione additiva potesse realizzare concretamente dei prodotti come bottoni, manici, accessori, fibbie, fino a veri e propri manufatti e suole. Utilizziamo in particolare la tecnologia 3DFashion™ di Stratasys per la realizzazione di dettagli o di interi capi e accessori. Lavoriamo, inoltre, anche con tecnologie a letto di polvere, resina e con metallo, ma in questo caso collaboriamo con fornitori esterni che ci consentono di avere prodotti differenti.
3DN: Come vedi lo sviluppo della tecnologia nei vostri settori di attività?
La stampa 3D può avere diverse applicazioni, potendo produrre sia elementi decorativi che funzionali. Per quanto riguarda i diversi mercati e settori, abbiamo visto che, ad esempio, nel mondo Automotive c’è un grande interesse verso la customizzazione degli elementi degli interni delle auto. Lo stesso nel mondo del design per la personalizzazione di lampade e altri accessori per la casa. Nel mondo della moda, invece, la stampa 3D è ancora poco conosciuta al netto di qualche piccola applicazione negli accessori. Proprio per questo ci stiamo impegnando nella diffusione del know-how attraverso i nostri contatti acquisiti da oltre 30 anni sul campo.
In generale i settori sono tutti mondi da scoprire e la stampa 3D racchiude in sé diverse potenzialità, da un lato attraverso lo sviluppo dell’hardware e quindi delle macchine che potranno diventare sempre più performanti e veloci, dall’altro nello studio di nuovi materiali con performance superiori che potranno andare a sostituire elementi funzionali. La stampa 3D è secondo me un trend incredibilmente in crescita.
3DN: Chi sono i vostri clienti e perché si rivolgono a voi?
I nostri clienti sono brand del lusso che operano nei settori Design e arredamento, Automotive o Fashion: sono quelli che in qualche modo sono più propensi alla sperimentazione quindi all’utilizzo di nuove tecnologie e applicazioni che ovviamente nella fase iniziale sono un po’ più costose e che richiedono una messa a punto. La fascia del lusso poi è anche quella che in qualche modo dà l’avvio a nuovi processi e tecnologie, che poi diventano anche di dominio dei brand di fasce più basse.
3DN: Quali sono i progetti di D-house in cui la stampa 3D ha avuto un ruolo importante?
Tra i progetti più importanti spicca quello realizzato con Maserati, di cui abbiamo realizzato gli interni di due showcar per la scorsa Milano Design Week; abbiamo poi lavorato ad un progetto per Dior. Mentre per la scorsa edizione di Pitti Filati 94, abbiamo creato dei castoni con la stampa 3D realizzati per ospitare degli Swarovski: ancora una volta parti funzionali e decorative si incontrano.
3DN: Qualche ultima parola per i nostri lettori?
Il mondo della stampa 3D è un mondo che si è appena affacciato nel mondo della moda e quindi un mondo che va interpretato e scoperto. Rappresenta una tecnologia che necessita di grande competenza, ma dall’altro lato è importante avere un approccio aperto per interpretarla al meglio e utilizzarla come strumento innovativo e di sperimentazione per andare oltre le attuali possibilità applicative.
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Crediti per tutte le foto: D-house laboratorio urbano